QUANDO LA “CLASSE” NON FA ACQUA

di Dario Russo

Della mia esperienza come insegnante di cinematografia in Cina, che in questo articolo troverete solo qualche scorcio, è ampiamente trattata nel mio libro I miei primi 50 anni – Tutte le sceneggiature edito dalla Creampie Me Press.
Quando ebbi la mia prima lezione di cinematografia all’università di Guangxi in Nanning, il primo argomento che cercai di affrontare con i miei studenti fu quanti di loro avevano piacere ad imparare il metodo occidentale nello scrivere una sceneggiatura e nel dirigere un film. Quelli che inizialmente si erano dimostrati titubanti, si sono poi sciolti durante il mio corso proprio perché appuravano da loro che il sistema occidentale prevedeva lo sviluppo di incipit chiamato Setup dove l’attenzione viene focalizzata sui protagonisti della storia, un primo cambiamento degli eventi chiamato Plot Point, un Mid Point dove sembra che qualcosa debba accadere ma in realtà non succede, un secondo Plot Point, la Risoluzione ed un possibile finale aperto, a differenza dello script cinese che prevede un inizio, un progresso ed un finale.
La prima domanda che mi posero gli studenti fu se questo metodo, quello di Syd Field, fosse applicato per tutte le sceneggiature. Risposi che per un buon 50 per cento segue il metodo Syd Field perché è il più acclamato ed il più semplice per chi non ha alcuna idea di come iniziare. Altre sceneggiature seguono metodi non ancora messi sotto la lente d’ingrandimento. L’altra domanda che mi chiesero fu se invece questo metodo può essere applicato a tutti i generi. Ed io risposi di sì.
Giacché le mie classi erano composte da circa quaranta studenti, non potevo certamente correggere quaranta sceneggiature. Per cui suddivisi la classe in cinque gruppi. I gruppi si prodigarono nella scelta del genere, purché tutti non scegliessero lo stesso. Un’ultima domanda nacque dalla discussione se era possibile mescolare più generi per una storia. Mi riguardai di alcuni esempi: dal già citato Uncut – Member only di Gionata Zarantonello (2003) che dal drammatico passa al thriller, ad un film come Pornocrazia di Cathrine Breilat (2004), una storia d’amore con alcune sequenze dall’impronta esplicitamente sessuale, e l’atto drammatico (quello che ogni film, indipendentemente dal genere, dovrebbe contenere ma molti non hanno) quando il protagonista impersonato dal porno divo Rocco Siffredi viene lasciato a sé stesso, logorato dai suoi complessi di abbandono, passando per 9 Songs di Michael Winterbottom (2004), dove una giovane coppia assiste ad un concerto le cui nove canzoni intercaleranno i loro eventi. Quindi un film musicale, una love story intrisa di erotismo, un drammatico, ma anche un film pornografico. L’ultimo esempio che citai fu quello di Possession di Andrzej Zulawski (1981) che inizia con il dramma di una coppia che si sta per separare, continua come thriller quando il marito decide di farla pedinare da un investigatore privato che verrà ucciso, cambia poi in horror quando il marito scopre la moglie è succube (posseduta!) ed ha rapporti sessuali con un essere viscido dalla lunga coda, e soltanto alla fine si capisce che in realtà è un film di fantascienza sulla clonazione.

In Cina non è possibile scrivere di sesso, politica e religione, ed i miei studenti erano alle prime armi con una sceneggiatura in stile occidentale. Dunque, li indirizzai sulla scelta di generi ben precisi, onde rischiare di intraprendere un percorso più arduo.
Saltarono fuori ciò che era alla portata del pubblico cinese, ossia una love story, di cui una tra omosessuali (in Cina l’omosessualità maschile e femminile è un argomento di cui si preferisce non parlare, accettandola passivamente senza esplicita ammissione), un drammatico, un horror (senza parvenze religiose), ed infine una commedia.
Parliamo ancora della storia, e non della sceneggiatura.
Al fine di fare capire ai miei studenti il metodo Syd Field, feci guardare loro alcuni film, ovviamente occidentali sottotitolati in cinesi, chiedendo agli studenti di individuare quali fossero i plot point, il mid point, la risoluzione ed eventualmente il finale aperto. Il film proposti furono tre: Gravity di Alfonso Cuarón (2013), Hachiko – Il tuo migliore amico di Lasse Hallström (2009), e Life – Non oltrepassare il limite di Daniel Espinosa (2017).
Le loro storie scritte precedentemente alla visione di questi film furono poi riscritte rimescolando gli eventi ed introducendo nuovi personaggi, così come io feci col produttore Mauro Baldanza per Over down (Il mio alleato Syd Field).
Ed il risultato fu grandioso.
Il passo successivo era scrivere la sceneggiatura.
Cosa distingue la sceneggiatura dalla semplice storia?
La storia prevalentemente non contiene dialoghi, dettagli, e non è suddivisa in scene. La sceneggiatura sì. Ogni personaggio deve necessariamente avere una propria biografia, e la sua biografia deve scaturirsi soprattutto dai dialoghi. Per esempio, un personaggio irascibile dovrà riconoscersi dal suo parlare arrogante, ed in seguito dalle sue azioni. Lo stereotipo americano figura in modo che non ci siano mai due personaggi che abbiano le stesse attitudini caratteriali. Di solito è organizzato con uno schema di cinque personaggi: il debole, l’irascibile, la dolce e carina. la bella e stupida, il maturo che in qualche caso funge da mentore. Il mentore è quel personaggio del gruppo che suggerisce la via da seguire per la risoluzione. Può essere un personaggio principale, ma anche non di rilievo che compare una prima volta, solitamente all’inizio della storia, ed una seconda volta proprio per suggerire al o ai protagonisti la via d’uscita. In questo modo si creano continuamente conflitti generati dalle diversità dei loro caratteri. Ed il conflitto genera una trama più ingarbugliata ed intrigante.

Dopo questa mia delucidazione mi ritrovai con cinque sceneggiature eccellenti per cinque cortometraggi, due dei quali parteciparono a un concorso nazionale a Beijing che presentai personalmente come insegnante straniero, con mia grandissima soddisfazione, perché fui il primo insegnante straniero a quel festival in tutta la Cina.