Francesco Sirtori Coordinatore per la Provincia di Reggio Calabria di Rinnovamento per l’Italia parla delle Religioni, loro utilità nella società e rapporto tra fede, famiglia e giovani.


 

Francesco Sirtori Coordinatore del Movimento delle politiche per le Attività Religiose e Coordinatore politico per la Provincia di Reggio Calabria parla delle Religioni, loro utilità nella società e rapporto tra fede, famiglia e giovani.

Per arrivare ad una fede consapevole è necessario imboccare una strada che convinca. I giovani oggi sono molto interessati ai temi della fede, ma questo sempre meno si associa ad un’appartenenza religiosa specifica. Essi cercano un dialogo aperto, ma troppo spesso non lo trovano, cercano risposte concrete, ma troppo spesso ne hanno di semplicistiche e i giovani non si accontentano, sono scettici, vogliono spiegazioni credibili, vogliono conoscere. La fede molto spesso non riesce ad entrare nei giovani, nonostante i giovani siano predisposti ad accoglierla.
È evidente la forte responsabilità delle istituzioni religiose: sono nettamente in aumento i credenti che non si identificano in una chiesa e si fa sempre più strada un rapporto individuale con la dimensione divina. Per i giovani anche i contesti educativi familiari sono importanti, ma questi sembrano essere sempre meno disposti nei confronti della religione: le ultime indagini mostrano come l’importanza della fede si stia indebolendo nel passaggio da una generazione all’altra.

Giovani e fede oggi: la crisi della Chiesa
Negli ultimi anni è raddoppiata la percentuale di giovani che afferma di non avere fiducia nella Chiesa e inoltre anche la maggior parte delle figure religiose riscuote poco consenso: sacerdoti, suore e le altre figure di riferimento della Chiesa cattolica hanno poca credibilità tra i giovani.
Il rapporto difficile con la Chiesa, e dunque con la fede, si manifesta anche attraverso la diffusa insofferenza dei giovani di fronte al ruolo politico giocato dalle gerarchie ecclesiastiche. Questo spiega da una parte il crescente processo di creazione digruppi contrapposti le cui posizioni a favore o contro la Chiesa si stanno consolidando, dall’altro l’evidente trend per cui aumentano le partecipazioni saltuarie a eventi e iniziative promosse da enti religiosi, segno dell’affermarsi di ricerca del sacro di tipo più individualistico. Un esempio lampante è il calo di partecipazioni di giovani alla veglia pasquale o alla messa di Natale (eventi liturgici tipicamente di popolo), mentre cresce il numero di giovani che partecipano a pellegrinaggi o processioni religiose(frutto di una scelta personale).

A cosa serve la fede per i giovani?
A questa domanda molti giovani rispondono sottolineando il valore di sostegno psicologico e relazionale della fede, oltre alla fondamentale funzione di guida e di offerta di speranza. La religione sembra invece sempre meno un punto di riferimento per la dottrina morale e, in particolare, proprio per quegli aspetti su cui maggiormente insiste la Chiesa nel dibattito pubblico. Questo a confermare come la mancanza di guide efficaci e credibili nella percezione dei giovani vada ad inficiare la voglia di fede.
Come già detto tra i giovani emerge un senso di religiosità diffusa, ma non conforme agli stili tradizionali. La religione è percepita come un sistema istituzionalizzato di credenze, pratiche, riti e tradizioni e i giovani tendono a rifuggire da tutto ciò che appare come istituzione o disciplina. I ragazzi hanno bisogno di un rapporto più aperto e flessibile con la fede per accedervi. L’approccio individualistico si concretizza anche spesso con una lettura autonoma della Bibbia. Forse per capire meglio qualcosa che non è stato spiegato chiaramente? Per cercare risposte dirette ai propri dubbi? Il fatto è che non si può parlare ai giovani di oggi di amore, forza, speranza, fede, se non si discute con loro sulla sostanza nascosta dietro a queste grandi parole. A molti infatti non manca l’obiettivo: mancano gli strumenti per raggiungerlo.

Battesimi, comunioni, matrimoni, festività importanti: sono solo alcuni momenti particolari in cui si vive in famiglia l’aspetto religioso. E poi? E poi il tempo manca: nella crisi contemporanea, tra separazioni, angoscia economica, mancanza di comunicazione, forti conflitti con i figli, la fede non viene più coltivata in famiglia e con essa la trasmissione dei valori religiosi. I genitori spesso hanno altri pensieri per la testa e, anche se a volte intuiscono che la fede potrebbe essere un importante fattore di guida, non sanno come conferire un carattere cristiano al proprio nucleo familiare. Troppo spesso la religione viene vissuta non con convinzione, ma per inerzia.
In questi tempi di crisi religiosa e culturale, l’accoglienza della fede e l’educazione ai valori religiosi possono essere una profonda risorsa per la famiglia. Fede e valori religiosi dipendono però essenzialmente dall’esperienza positiva che è stata fatta di esse: la persona si rivolge sempre a quanto ha sperimentato come buono, quanto ha vissuto con soddisfazione, sicurezza e senso. E oggi non c’è nessun gruppo, nessun ambiente che sia più adatto della famiglia per offrire alla persona una prima esperienza positiva riguardo alla fede e ai valori religiosi. Non c’è nulla che incida così profondamente e lasci tracce tali nella vita di un soggetto quanto la famiglia.

La famiglia come risorsa nella trasmissione dei valori religiosi
In famiglia i valori religiosi sarebbero da proporre sin dall’infanzia, da coltivare nella fanciullezza, da ripensare nell’adolescenza, affinché il soggetto li integri nella sua cultura. La famiglia dovrebbe avere per lo meno il dovere di proporre ai giovani la cognizione dei problemi religiosi insorgenti nella loro coscienza e impliciti nella loro cultura, mentre i giovani dovrebbero avere il diritto di conoscere le varie risposte religiose ai grandi quesiti dell’esistenza, di discuterne, di essere aiutati a cautelarsi dagli stereotipi del mondo giovanile e dalle concezioni comuni in auge.
L’educazione familiare ai valori religiosi passa anche attraverso l’affetto, il calore dell’accoglienza, sentimenti esclusivi della famiglia, che è il gruppo principale che ha più capacità di offrire un ambiente intimamente umano e positivo nel quale fare esperienza. Nella famiglia i valori religiosi vengono condivisi e captati efficacemente in un clima di vicinanza, fiducia, amore, ed è proprio attraverso questa esperienza positiva che si radicano nei componenti una sensibilità religiosa ecomportamenti appropriati. E’ dunque fondamenta la comunicazione verbale e non verbale nella famiglia che vuole trasmettere un certo tipo di valori religiosi e che aspira a vivere la propria realtà in accordo con le esigenze della propria fede.
Importante è la condivisione in famiglia, comunicare con gli altri: passare da una fede più individualistica ad una fede condivisa. Sempre più frequente è il fatto che nella famiglia qualcuno si dichiari non credente, e allora può essere uno stimolo confrontarsi senza adottare atteggiamenti disfattisti o pessimisti. Educare ai valori religiosi in famiglia vuol dire condivisione, comprensione, esperienza, consapevolezza.

Nell’occasione un caloroso augurio di buonproseguimento delle attività politiche al nostro Coordinatore Provinciale di Reggio Calabria e Coordinatore Nazionale del Movimento delle Politiche per le attività religiose Francesco Sirtori dalla Presidente Paola Graziella Vallelunga e dal Segretario nazionale Francesco Maurizio Mulino.

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